Prosegue in Cattedrale a Tortona la Novena di Natale. Di seguito l'Omelia di Mons. Guido Marini di martedì 21 dicembre 2021.
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“Una voce! L’amato mio!”. Come è bello l’inizio della pagina che abbiamo ascoltato dal Cantico dei Cantici. È bello non soltanto perché parla di una storia di amore, ma è bello perché ci ricorda il cuore del mistero del Natale, di ciò a cui ci stiamo preparando, perché quelle parole “Una voce! L’amato mio!” sono parole che ben si addicono a ciascuno di noi nel momento in cui ci troviamo davanti al mistero di Dio fatto bambino per la nostra salvezza.
Ancora una volta, attraverso queste parole, viene sottolineato che il nostro rapporto con il Signore trova il proprio cuore qui, in un amore forte, bello, grande che coinvolge la vita.
Non lo ripeteremo mai abbastanza a noi stessi che il cuore della vita di fede è questa relazione di amore coinvolgente, che accompagna ogni nostra giornata, e che fa in modo che il Signore sia davvero il centro, il centro di tutto.
Chi di noi nella propria preghiera personale, si esprime così “Una voce! L’amato mio!”? Eppure dovrebbe essere la normalità del nostro dialogo con il Signore, perché Egli non è una realtà astratta, ma è una persona viva. Egli non è una semplice dottrina a cui aderire ma è un cuore che batte per noi. Egli non è un grande nobile ideale di vita da seguire, ma due occhi che ci guardano con intensità, due mani che ci accarezzano e ci abbracciano con amore.
“Una voce! L’amato mio!”. Queste parole si imprimano nel nostro cuore e diventino ispirazione per il nostro modo semplice, quotidiano di vivere la vita della fede, il rapporto con il Signore Gesù.
È l’amato mio, è l’amato nostro! Così dobbiamo tra virgolette trattarlo: come l’amato del nostro cuore, l’amato della nostra vita.
Chiediamo la grazia che questi giorni di Avvento e il Natale di quest’anno possano significare un approfondimento di questo aspetto della nostra vita di fede, e quando ci soffermiamo a guardare, già in questi giorni poi soprattutto nei giorni del Natale, quel bambino che è deposto nella mangiatoia e che è raffigurato con le braccia tese verso chi gli si avvicina, quando lo guarderemo non dimentichiamo queste parole: “ecco, l’amato mio” e diciamogliele, diciamogliele con commozione, con partecipazione, con amore vero che venga dal cuore.
Ecco, l’amato mio. La pagina del Vangelo che ritrae la Madonna in visita alla cugina Elisabetta non possiamo leggerlo se non tenendo conto della pagina precedente, quella nella quale la Madonna riceve l’annuncio angelico. Sono come due quadri che sintetizzano una vita cristiana.
Il primo quadro è il quadro dell’incontro con il Signore, della preghiera, dell’ascolto della sua parola, il secondo quadro è il quadro della carità, della visita là dove c’è un bisogno, dell’annuncio della salvezza.
Dovremmo sostare davanti a questi quadri per vedere in sintesi ciò che siamo chiamati ogni giorno a vivere. Oggi sostiamo per un momento su questo quadro, quello della visitazione. Maria va verso l’alto e verso l’altro perché sale su verso la montagna, quasi segno del suo salire verso il Signore, verso l’alto. Ma andando verso l’alto va verso l’altro, verso Elisabetta che ha bisogno della sua presenza.
Noi siamo chiamati a vivere così, sempre. Ad andare verso l’alto, verso Dio, a camminare in fretta per raggiungerlo, per essere sempre più come egli ci desidera e ci vuole, ma anche a camminare verso l’altro con il cuore attento a chi ha bisogno di noi, con gli occhi pronti a scorgere la necessità e il bisogno del fratello e della sorella, con le mani disponibili ad abbracciare, a rialzare e ad accarezzare con il cuore che batte e che avverte l’altro nel suo chiedere e nel suo supplicare.
Andiamo verso l’alto davvero se andiamo verso l’altro e andiamo verso l’altro realmente quando andiamo verso l’alto. Questi due itinerari sono tra loro intrecciati; l’uno non può fare a meno del secondo. Vanno sempre insieme. E noi possiamo verificare che stiamo andando verso l’alto quando ci accorgiamo che il cuore va anche verso l’altro. E ci accorgiamo che stiamo andando davvero verso l’altro, e possiamo verificarlo, quando avvertiamo che il cuore batte più forte per il volto del Signore e per la sua presenza nella nostra vita. Ecco la vita della fede. Ecco come in Maria noi troviamo ciò che siamo chiamati a vivere.
In questi giorni in modo particolare se abbiamo chiesto la grazia di vivere il mistero del Natale con quella profondità dell’amore che le parole del Cantico ci hanno ricordato, siamo chiamati anche a domandare la grazia di poter vivere questi giorni e il mistero del Natale andando verso l’alto e andando verso l’altro.
Facciamo in modo che siano giornate in cui andiamo verso Dio e andiamo verso il prossimo nelle piccole cose; l’alto e l’altro non ce lo dimentichiamo.
La Madonna, poi, in questa pagina del Vangelo con la sua presenza porta gioia, serenità, esultanza, bellezza in quella casa dove abita la cugina Elisabetta. E anche in questo modo la Madonna ci ricorda la prima grande chiamata che noi riceviamo dal Signore: quella di essere là dove viviamo una luce che risplende e che porta gioia, serenità, pace, bontà, amore.
In alcune di queste sere il cielo di Tortona brillava di stelle e quando noi vediamo l’oscurità della notte con le stelle brillanti ci rallegriamo; quella luce piccola, ma splendente rallegra pur nell’oscurità della notte. Noi siamo chiamati ad essere questo: una stella luminosa che brilla nell’oscurità del mondo. Una stella che fa luce negli ambienti di vita in cui viviamo, in cui spesso vi è tenebra, tristezza, solitudine.
Questa è la prima vocazione che la nostra vita, così come è, appaia una stella che brilla e può essere una stella che brilla se noi siamo accoglienti di Dio in noi, nella misura in cui il Signore ci abita, diventiamo una stella luminosa in mezzo al mondo.
La Madonna è stata un pezzo di cielo su questa terra e per questo l’ha resa più bella. Anche noi abbiamo questa vocazione bellissima di essere un pezzetto di Cielo su questa terra, così da renderla più bella.
Chiediamo la grazia di essere abitati dal Signore, di accoglierlo con il cuore nella nostra vita, così da diventare un pezzetto di cielo, stella che brilla e che rende più bello il luogo in cui viviamo e ogni giorno operiamo.
Sono le tre grazie che domandiamo oggi, le ricordiamo: “Una voce! L’amato mio!”: vivere con passione d’amore la relazione con Gesù; verso l’alto e verso l’altro: la sintesi della vita della fede; una stella che brilla nell’oscurità, questa bellissima chiamata che ci riguarda tutti.
La Madonna ci aiuti lei che è esempio in questo e che prega per noi perché tutto questo divenga realtà sempre di più.
† Mons. Guido Marini
Vescovo di Tortona