17 febbraio 2021

Novi Ligure. Da Taranto altri problemi giudiziari per l'Ilva

Il Tar di Lecce ha ordinato di spegnere gli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto entro 60 giorni. Le conseguenze per gli stabilimenti di Novi Ligure e Genova potrebbero essere gravissime, perché le due fabbriche funzionano grazie ai semilavorati provenienti dalla Puglia. Venendo a mancare quelli, l’unica soluzione sarebbe approvvigionarsi dagli stabilimenti esteri di Arcelor Mittal o da altri produttori. Pena lo stop agli impianti.

La scorsa settimana il Tar di Lecce ha respinto il ricorso proposto da Arcelor Mittal contro l’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, che imponeva all’azienda l’individuazione e il superamento delle criticità derivanti da fenomeni emissivi dello stabilimento siderurgico, disponendo, in difetto, la fermata dell’area a caldo. I giudici hanno concesso 60 giorni di tempo perché gli impianti siderurgici ritenuti inquinanti siano spenti. Facile immaginare che, se dovesse davvero accadere, a Taranto ci sarebbe una nuova crisi occupazionale.

Il tutto accade in un momento di grande fibrillazione, con il cambio di governo (al ministero dello Sviluppo economico, che ha sul tavolo il dossier sull’Ilva, è arrivato il leghista Giancarlo Giorgetti) e con l’ingresso dello Stato nel capitale di Arcelor Mittal Italia. Una iniezione di liquidità (mezzo miliardo di euro) che rischia di essere inutile se Taranto non riesce a ripartire una volta per tutte.

Arcelor Mittal ha annunciato che farà appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar pugliese.