19 novembre 2020

Novi Ligure. Ex Ilva, niente accordo sulla proroga della cassa

Non è stato raggiunto l'accordo tra i sindacati e Arcelor Mittal in merito al rinnovo della cassa integrazione da Covid per altre 6 settimane allo stabilimento ex Ilva di Novi Ligure. Alla mancata firma hanno portato il rifiuto della richiesta d’anticipo del premio previsto a fine anno e l’assenza di passi in avanti concreti in termini di manutenzione e sicurezza. Sindacati e Rsu hanno proposto una moratoria di tre settimane, in modo da consentire alle parti in causa di rivedersi poi a dicembre e discutere i programmi produttivi e manutentivi per le restanti tre. Un’ipotesi poi rispedita al mittente dalla proprietà.

Scrivono Fiom, Fim e Uil: "Il 16 novembre si sono incontrate le Rsu e le segreterie di Fim, Fiom e Uilm con la dirigenza aziendale di Arcelor Mittal in merito alla proroga della cassa integrazione per Covid per ulteriori sei settimane. L’incontro si è concluso con un mancato accordo. Questo perché l’azienda dopo aver illustrato il programma produttivo fino ad inizio 2021, ha dato risposta negativa alla richiesta di anticipare il premio previsto a fine anno, propedeutica all’integrazione delle tredicesime che i lavoratori percepiranno decurtate, oltre alle richieste di ottemperare ad impegni già presi in precedenza di manutenzione e installazione delle caldaie".

"Dopo un lungo confronto in cui le organizzazioni sindacali hanno manifestato la propria perplessità su un programma che prevedeva due settimane di fermata a fine anno, che graverebbero ancora una volta sul personale di produzione ed hanno proposto un accordo su tre settimane che consentisse alle parti di rivedersi nel mese di dicembre per discutere i programmi produttivi e manutentivi per le ulteriori tre settimane. La proposta dei sindacati non è stata presa in considerazione dall’azienda che ha chiesto di firmare per tutte e sei le settimane e pertanto si è arrivati al mancato accordo. Ancora una volta sindacati e Rsu devono prendere atto che la multinazionale Arcelor Mittal utilizza tutti gli ammortizzatori a sua disposizione e senza contributi, senza dare disponibilità di investire un euro negli impianti, per i dipendenti o per garantire il futuro dello stabilimento. Il fatto che in questi giorni stiano andando avanti le trattative tra Invitalia e multinazionale fa pensare che Arcelor Mittal stia attendendo l’entrata del capitale pubblico per spendere i soldi necessari al mantenimento e funzionamento produttivo".

"Dato che l’impegno assunto dalla multinazionale negli accordi sottoscritti nel 2018 erano altri e prevedevano l’investimento di capitali privati non riteniamo più accettabile un comportamento simile da parte di un colosso, che nonostante il Covid avrebbe le risorse per almeno fare le manutenzioni essenziali. L’esempio più lampante è quello delle caldaie per il riscaldamento che sono in attesa di pagamento per essere installate o di impianti che, come già detto nelle sedi istituzionali, necessitano di manutenzione per la sicurezza dei lavoratori ed il funzionamento degli impianti".

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