13 novembre 2020

Novi Ligure. Ex Ilva, le Rsu in Regione: "Manca la manutenzione"

Ieri i rappresentanti sindacali degli stabilimenti Ilva di Novi Ligure e Racconigi hanno incontrato i capigruppo del consiglio regionale. L'incontro si è tenuto in video conferenza. Le Rsu hanno sottolineato che a Novi Ligure e a Racconigi gli impianti non ce la fanno più, non si fanno le manutenzioni e i macchinari possono diventare pericolosi. I sindacalisti, ringraziando la Regione per l'interesse sempre mostrato, hanno chiesto adesso un intervento urgente di sensibilizzazione nei confronti del Governo centrale.

"A Novi Ligure e Racconigi siamo al collasso, gli impianti non ce la fanno più. Non si fanno le manutenzioni: non vogliamo che capiti un altro caso Thyssenkrup, perché in questo modo i macchinari possono diventare pericolosi". La denuncia arriva alla capigruppo in videoconferenza che il Consiglio regionale ha tenuto con i rappresentanti sindacali di tutte le sigle, degli stabilimenti Arcelor Mittal, coordinata da Stefano Allasia.

I sindacalisti, ringraziando la Regione per l'interesse sempre mostrato, hanno chiesto adesso un intervento urgente di sensibilizzazione nei confronti del Governo centrale. "E' una partita che va giocata a Roma, il Governo deve dare risposte", è stato detto. "Si parlava di accordi tra Arcelor Mittal e lo Stato, ma non abbiamo notizie certe in questo senso. I lavoratori di Novi sono all’oscuro di tutto e noi delegati non abbiamo risposte da dare loro. Sino a oggi non abbiamo alcuna informazione sullo stato degli accordi, solo voci di corridoio spesso contrastanti tra di loro".

"Attualmente a Novi Ligure su 800 dipendenti - ha spiegato un altro delegato - soltanto 430 sono impiegati e la cassa integrazione viene utilizzata in modo intensivo quindi molti addetti vengono lasciati a casa con un reddito sensibilmente ridotto, intorno ai 750 euro mensili. La sensazione è che usino la cassa Covid a convenienza loro". Secondo i rappresentanti sindacali sarebbe importante creare al più presto un tavolo con Piemonte, Liguria, Puglia, ma anche Veneto e Lombardia, perché in tutte queste regioni ci sono stabilimenti Arcelor-Mittal, tutti in difficoltà.

Alberto Preioni (Lega) ha ricordato che "la questione, per quanto ci riguarda, è seguita a Roma dallo stesso capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Uno stato moderno non può abbandonare la siderurgia, naturalmente tutelando la salute, ma abbandonare questo asset sarebbe del tutto sbagliato. Daremo tutto il nostro sostegno". Marco Grimaldi (Luv) ha sottolineato che "se le commesse diinuiscono non è solo colpa del Covid, ma anche del fatto che l'azienda non ha voluto posizionarsi sul mercato. Sembra quasi che Arcelor Mittal si sia inserita in Italia più che altro per bloccare un concorrente". Sean Sacco (M5s) ha assicurato da parte del suo gruppo l'interessamento anche nei confronti del Governo. Paolo Bongioanni (Fdi) considera importante conoscere le "reali intenzioni di questa multinazionale, anche per aiutarci a essere di aiuto con il nostro intervento".

L'assessore al lavoro Elena Chiorino ha ricordato come l'asset della produzione acciaio per una nazione sia imprescindibile e ha aggiunto: "I lavoratori devono essere tutelati e valorizzati. Ho interloquito con il Ministero anche per capire quali siano le intenzioni loro e dell'azienda: l'indotto ex Ilva in Piemonte vale almeno 3 mila posti di lavoro. Il 20 ottobre ho scritto al ministro Patuanelli, chiedendogli un incontro anche con i rappresentanti sindacali e politici del territorio piemontese, al fine di comprendere i margini di trattativa e promuovere l'apertura di un tavolo nazionale. Quindi da parte nostra massima disponibilità e dovrebbe esserci un incontro già la prossima settimana, perché il capo di gabinetto ci ha risposto".