26 gennaio 2018

M y s t e r y T r a i n - “ I O n l y G o t E y e s F o r Y o u “

 

D i s c h i d e l l a S e t t i m a n a :

 

A l C o r t e’ - “ M o j o “ ( Autoprodotto )

Una gavetta durata decenni – con i suoi Cavemen già negli anni ’60 apriva i concerti per

stelle del calibro di Jerry Lee Lewis e Ray Charles – per questo signore cresciuto a Buffalo,

NY e da tempo trasferitosi in Arizona. Tutti in famiglia si dilettavano con il canto: dal country al jazz, dall’ opera al gospel e proprio nel coro della chiesa il giovane Al iniziò a

muovere i primi passi. Ma si è dovuto attendere sino al 2015, anno del tardivo esordio con

Seasoned Soul”, per vedere finalmente fissato su disco lo spettacolare talento vocale di Al

Cortè. E se quel primo atto era zeppo di “covers”, con questo nuovo album le cose cambiano e, oltre alla sensazionale voce del titolare, possiamo ammirare anche la sua prorompente vena creativa. “Mojo” è stato inciso a Memphis, Tenn., città sacra per la “musica dell’ anima” ed in particolare ai Royal Studios, dove in passato furono registrati i grandi successi di Al Green e Willie Mitchell. Uno stuolo di accompagnatori da brivido e tutto funziona che è un piacere, per uno dei dischi soul più indovinati e palpitanti degli ultimi mesi. Da tenere in seria considerazione.

 

E r i n H a r p e A n d T h e D e l t a S w i n g e r s - “B i g R o a d“ (VizzTone)

Se ciò che colpisce immediatamente è l’ immagine sexy con tanto di calze a rete e tacchi a

spillo, è sufficiente un primo ascolto per capire che ci troviamo di fronte ad una autentica

blues girl” , attenta più alla sostanza che alla forma. Anche se impegnata su due fronti

- dirige una seconda elettro-funk dance band chiamata Love Whip – la ragazza di Jamaica

Plain, Mass. sembra proprio avere un debole per il blues e per questa seconda uscita ufficiale con i suoi rinnovati Delta Swingers ripete pari pari la struttura della precedente. Quattro titoli originali e sei perle del passato, fatte brillare di nuova luce, dai repertori di Slim Harpo, Fred McDowell, Tommy Johnson e Mississippi John Hurt. E se la volta scorsa era John Prine l’ autore per così dire “fuori luogo”, qui tocca a Randy Newman con “Guilty”, eseguita con intensità e calore dalla talentuosa Erin in completa solitudine. Non perdetela di vista.

 

B o b b y K y l e - “ I t ‘ s M y L i f e “ ( Juicy Baby )

L’ intenso primo piano dell’artista che canta appassionatamente al microfono – gran bella

foto…- la dice lunga sullo stile di Bobby Kyle e sui contenuti di questo nuovo album.

Un blues che fluisce armonioso e invitante, molto spesso intriso di soul e rhythm’n’blues,

con qualche striatura jazz e la voce di Kyle che non bada al risparmio e si impone per calore e urgenza espressiva. A partire dai tardi anni ’70, Bobby potè contare su una

serie di maestri davvero formidabili. Dapprima Lonnie Mack, poi Bill Dicey ed Eddie Kirkland, per arrivare a Johnny Copeland, alle cui dipendenze rimase dall’ 89 al ’97.

Una carriera iniziata proprio sotto i migliori auspici e proseguita felicemente negli anni

successivi, alla guida dei suoi fedeli Administers. “It’s My Life” è un’ oprea di indubbio

valore e di grande maturità, con notevoli brani originali, alternati a tracce appartenenti

proprio ai “songbooks” di Copeland e Kirkland, ma anche della da poco compianta Denise

Lasalle e Robert Lockwood Jr. Nel sempreverde “Tomorrow Night”, lanciato nel 1947 da

Lonnie Johnson, fa capolino l’ armonica di Little Sammy Davis. Da segnalare inoltre la

presenza dell’ ottimo Dave Keyes, tastierista molto attivo nell’ area newyorkese e qualche

giorno fa in tour nel nostro paese. Altamente raccomandato.

 

A n d r e a M a r r - “ N a t u r a l “ ( Autoprodotto )

Nata e cresciuta in Sri-Lanka e giunta in Australia a quattordici anni, Andrea Marr inizia

a diciannove ad esibirsi a livello professionale. Nel ’99 è già alle redini di una propria blues

band. Di lì a tuffarsi nella “musica dell’ anima” il passo è stato davvero breve. Questo settimo album arriva dopo una serie di dischi di elevato livello e prestigiosi riconoscimenti

nazionali e la impone all’attenzione generale in veste di autrice ed interprete soul di assoluto valore. Insieme ai suoi Funky Hitmen ci catapulta nel mondo della soul music più

autentica e appassionata : un mix davvero incandescente di Stax Volt e Tamla-Motown. La

traccia d’ apertura è proprio un formidabile biglietto da visita : “Force Of Nature” – titolo quanto mai indicativo – viaggia su un micidiale 4/4 che non lascia scampo. E tutto il disco si snoda poi attraverso ritmi ed emozioni che solo i grandi “soul heroes” – James Brown, Etta James, Otis Redding, Sharon Jones …- hanno saputo trasmettere. Due sole le “covers”

in programma : “Rock Steady” di Aretha Franklin , aggiungetela pure al breve elenco della

riga precedente…, e “What Do I Have To Do”, hit di Marva Whitney datato 1968. La signora

di Melbourne si avvia a diventare una delle “soul sisters” più influenti degli anni a venire.

Pochi i dubbi in proposito.

 

L e A l t r e N o v i t à :

The Souliz Band feat. Sugar & Spice, Beth Wimmer, Lex Grey & The Urban Pioneers,

The James Hunter Six, Nico Wayne Toussaint, Peter Parcek, The Wildcat O’Halloran Band,

Freeworld, Zachary Richard, Steve Kozak Band, Scott Kirby, Lazer Lloyd, Lucia Comnes,

Mick Kolassa & Eric Hughes, Sharon Jones & The Dap-Kings, Cat Head Biscuit Boys,

Steve Howell & Jason Weinheimer, The Reverend Shawn Amos, Savoy Brown.

 

D a l P a s s a t o :

Denise Lasalle, Billy Vera & The Beaters, Lou Rawls, Snooky Pryor, The Flamingos.

 

B e n v e n u t i A B o r d o !